giovedì 19 novembre 2015

Io vado dove devo andare

La sera dell'attacco a Parigi, ho a cena da me ErProsciuttaro e Melonia. Arrivano diretti da lavoro, tardando qualche minuto per via di un incidente in tangenziale che li costringe a uscire e a farsi la città. Prendiamo le pizze e dopo cena apriamo il regalo che hanno portato per mia figlia: un libro di Geronimo Stilton e uno di Richard Scarry. Di solito il venerdì sera tiriamo un po', mezzanotte almeno, ma quella sera ErProsciuttato non sta bene, così se ne vanno alle 22.30, dopo appena un giro a Loony Quest e qualche accoppiata a Swish.
Il piano era Istanbul + Espa e La Isla a concludere, ma finisce tutto molto prima.
"Scusa, Andre, sto di merda" mi dice ErPro sul pianerottolo, bianco in volto.
Vado a letto senza accorgermi di nulla.

Il mattino dopo la prima a svegliarsi è mia figlia, eccitata per il compleanno e per la festa con i nonni.
Facciamo colazione con due episodi di Ultimate Spideman (il mio tentativo di distoglierla dalle Winx).
Mi vesto, prendo la lista della spesa (prima tappa: macellaio a ritirare le rolate) e lascio Francy a passare l'aspirapolvere.
Esco. E finalmente in macchina accendo la radio sul mondo.

Parcheggio davanti al macellaio ma mi infilo nel bar lì accanto. Il bar è un tugurio di bar, di quelli con i tavolini segnati da strati di macchie di caffè oramai indelebili, con il portabrioches sorvegliato a vista da due mosche anziane che oramai anche i clienti chiamano per nome. Parigi mi arriva attraverso un vecchio televisore 15 pollici. Prendo caffè e cornetto, e raccolgo La Stampa appoggiata sul frigo dei gelati.
E leggo degli attentati. Per circa 60 minuti.

Ricordo chiaramente dove mi trovavo quando c'è stato l'attacco alle Torri Gemelle. Tutte le persone che conosco ricordano esattamente quel giorno e cosa stavano facendo in quel momento.
Ricordo il ritorno a casa da lavoro, col pulmino aziendale che prendevo in quel periodo, con la guerra che ci arrivava gracchiante attraverso un'autoradio con la manopola.
Fra 20 anni mi ricorderò dell'attacco a Parigi, e di come l'ho scoperto solo il giorno dopo, in un bar squallido e pieno di mosche, mentre un vecchio cominciava la sua giornata con un bicchiere di vino bianco.

A pranzo vengono i nonni. Io preparo le rolate di tacchino e le patate al forno, qualche antipasto facile, mia madre porta la pasta al forno, due teglie perchè siamo in 6, e il Monte Bianco della pasticceria Capitano Rosso. Stappo una birra Samuel Smith, un'ipa presa la scorsa settimana da Bir&Flut, e naturalmente è eccezionale.
Festeggiamo i 7 anni di mia figlia.
Al pomeriggio telefono ad Andrea Chiarvesio. Ci siamo visti di recente al Giocatorino: mi ha venduto un gioco usato e poi abbiamo provato il suo Signorie ancora caldo di rotative.
"Puoi prestarmi la tua copia di Signorie" gli chiedo "che lo provo anche con Vik e Red? Nei negozi non si trova ancora"
Ci diamo appuntamento cinque ore dopo davanti al Jolly Joker.
Arrivo puntuale, lui invece è in ritardo. Friggo un po' perchè ho pagato solo quaranta minuti di parcheggio, quindi gli faccio uno squillo. Mi risponde che arriverà a momenti: "Non vorrei accampare scuse, Dado, ma sono appena tornato da Parigi".
Finalmente arriva. Un po' frastornato. Era a Parigi, la sera prima, proprio durante l'attacco, per lavoro.
Ci prendiamo un caffè.
Chiacchieriamo, cerco di farlo ridere parlando di cavolate, ma lui non sorride, non come fa di solito.
"Te lo restituisco in settimana" gli prometto.
"Sì, sì, va bene"
Ma è altrove.
SIGNORIE
E arriva finalmente in stampa, il bruciacervelli firmato Chiarvesio & Zizzi provato quand'era ancora prototipo, e rivisto nella sua versione definitiva a settembre, edito da quella fucina di giochi per only hard gamers V.M.18 vieni da video tabù che è la What'sYourGame?
Alcune limature sul bilanciamento, rispetto all'ultima versione, una nuova stretta alla maniglia dell'ossigeno, non che prima fosse lenta, e una sensazione generale di miglior ergonomia, per un titolo che si candida fra i migliori della coppia del gianduiotto&bagnacauda. Più tradizionale, se vogliamo, di Hyperborea, più selettivo e meno user friendly del bag building con miniature, un fornetto a microonde a presa schuko in cui infilare la testa e fondersi fra i 90 e 120 minuti.
Nota: rimane un mistero perchè sia di così difficile reperibilità, nonostante i freschi Essen e Lucca.

Le modifiche più significative rispetto quanto visto in precedenza:
- riviste le azioni delle figlie femmine, sia geograficamente sul tabellone, che nelle meccaniche, che ora entrano maggiormente in partita in maniera complementare alle carriere politiche dei maschi. Se nelle versioni precedenti si poteva figliare 70% e 30% al grido di "E figli maschi!", qui siamo attorno al 50% e 50%.
- perfezionata la collezione delle tessere Casata delle Città, in stile insalata di punti finale, agevolata dalla possibilità di chiudere i set con le tessere jolly. Il completamento del proprio set (e l'impedire agli avversari di fare altrettanto) spinge maggiormente i giocatori sulla velocità e sul tracciato del primo giocatore, anche a discapito di qualche piccola rinuncia. Interazione piuttosto alta e spietata.
- maggior peso sulla soglia del 13, con Tessere Ricompense così vantaggiose che a volte conviene mettersi l'anima in pace e rinunciare a un dado (oppure impiegarlo per sbragarla +3\+6\+9 nell'Area Incarichi)
Il gioco è indipendente dalla lingua, eccezion fatta per il manuale, che nella scatola manca dell'ita (-1 punto) scaricabile per il rotto della cuffia dalla Tana.
Per quanto riguarda la pelle che avvolge il tutto, il gioco esce con illustrazioni davvero ben curate e componentistica perfetta sia nel legno che nel cartone, senza sbavature e con colori ben distinti l'uno dall'altro (nota: ho deciso di cominciare a segnalarlo, quando succede, visto che capitano anche delle scatole con scelte cromatiche parecchio infelici, come medesimi token nelle tinte beige, grigio chiaro, rosa pelle d'angelo e giallino maionese, che nelle tarde ore della notte non si distinguono l'uno dall'altro, con conseguenti commenti coloriti che coinvolgono l'editore, sua madre e una grossa e nodosa carota).
In sintesi: un buon livello di interazione, gestione dei dadi che ricorda Troyes (si attinge tutti dallo stesso pool), a informazione completa, alea presente (nel refill delle tessere Casata) ma non incisiva, un gioco che si affina con le giocate (io in tre partite ho scalato 99 - 120 - 164 punti).
Un bel tritameningi, quindi, davvero piacevolissimo e ben realizzato.
Sicuramente mio appena diventa reperibile (nel frattempo hanno già avvistato lo yeti e un unicorno).

Io vado dove devo andare

Arrivo alle 23.00 e me ne vado dopo due ore di Signorie.
Per strada Torino sembra una Silent Hill caduta in disgrazia, fra nebbia e barcollanti senza futuro. Gli zombie di qui di solito si fanno i fatti loro, fiaccati dalle Moretti da 66cl e dai centri scommesse che li hanno traditi, ma è meglio non rischiare.
Tanta polizia preventiva, a Torino in questi giorni, tipo Olimpiadi Invernali del 2006: non mi fermano ai controlli solo perchè la macchina è nuova, nonostante questa barba mi remi contro.
Gli attentati di Parigi riecheggiano attraverso i telegiornali.

Trovare un finale è molto difficile.
L'unico che mi viene in mente è che certe cose non le puoi ignorare, non puoi non parlarne. Forse dovresti, perchè questo non è il luogo, e le chiacchiere sono sempre a buon mercato, ma certi eventi fanno così parte della tua vita, e ne faranno parte per gli anni a venire, che non puoi lasciarla cadere così, come una nota a margine: "Sì, abbiamo giocato a un tedesco e bevuto una birretta. Ah: e lì accanto c'era una guerra".
Quindi io la racconto tutta, contorno e sangue compreso, come ho sempre fatto.

5 commenti:

  1. La parte più difficile è sempre il doverla spiegare ai propri figli.

    RispondiElimina
  2. No commento!
    Idietro e intorno c'è un grande dramma, tutto il resto sono solo "inutili" parole.
    Ma Dado.... Tu stai avanti! Bravo, commovente.



    RispondiElimina
  3. Concordo: commovente... eppure si parole a vanvera ne ho lette molte in questi giorni...

    RispondiElimina
  4. Ho letto il post solo ora.
    Ricordo da piccolo i pomeriggi di gioco sorvolati dai cacciabombardieri che sganciavano oltre il confine, e alla sera le immagini in Tv.
    Ricordo Sarajevo, il ponte di Mostar, avevo appena compiuto 8 anni.
    Ricordo Mosca.
    Ricordo l'11 settembre e l'11 marzo.
    Ricorderò Parigi.
    Sono d'accordo. Non ci sono luoghi per non parlarne. Non sono note a margine.
    Parlarne, per ricordare che in storia e geografia non sono bravo, ma solo fortunato.
    Qui gioco ad un Gioco che, come avevi scritto te mi pare, per quanto asimmetrico forse mal bilanciato mi dà le mie chance.
    Per altri gioco non è. Per altri è "Game over" senza "Insert coin".
    Vicini o lontani il mio Gioco è anche per loro.
    Qui non ho mai scritto, scusa la retorica e perdonami lo sfogo, ma grazie.

    RispondiElimina