martedì 3 dicembre 2013

Io che non dimentico Edwige Fenech e Magic The Gathering

Sono stato un bambino precoce. Ed oggi sono un adulto nostalgico. E' evidente che ci deve essere qualche vite lenta, nell'ingranaggio che muove la barba.
Da bambino, e parlo degli anni del grembiulino azzurro alle elementari, del Dottor Who sulla Rai, e di Tiger Mask contro Dynamite Kid, mentre gli altri maschietti della mia età adoravano le lentiggini di Nikka Costa, io avevo una cotta per Edwige Fenech.
Ed oggi continuo ad averla.
Non che ci pensi davvero a Edwige, ma quando fra maschi si chiacchera a feromoni alti e il giovane virgulto di turno tira in ballo (minchiaprovaaindovinare!) Belen, il mio pensiero invece va a lei, Edwige, che emerge dalla vasca di schiuma mentre Renato Pozzetto del circolo operai commenta FUORI DALLE BALLE! nel film La Patata Bollente.
Che donna. E che Renato.

Edwige e le sue rotondità hanno turbato la mia infanzia e colorito la mia adolescenza. E ancora adesso, 30 anni dopo, rimango in qualche modo fedele a quel ricordo, alle immancabili scene di nudo in ogni suo film anni '80, e a quella sua burrosità che oggi appare così casta e anacronistica....

Ho cominciato a giocare a Magic nel 2000 e ho continuato in maniera scostante in tutti questi anni, alternando momenti di bulimia solo-magic-24-ore-al-giorno a digiuni ad oltranza in cui avrei fatto a pezzi le dannate carte che bisbigliavano nell’armadio come gremlins. Magic si presta a questa discontinuità, a questo alternarsi  di bianco e nero, caldo e freddo, sesso e castità. E' un gioco per casalinghe in conflitto con la bilancia: di giorno sedano e dieta ferrea e la sera barattolone di gelato davanti alla tv.
Ho smesso di giocarci da un paio d'anni ma so che con Magic non è finita, e che non finirà mai (principalmente perché non voglio che succeda).
Perché Magic, come Edwige, ha segnato la mia adolescenza, mutato i miei appetiti e mi ha svezzato, a modo suo, con un capezzolo assai diverso ma ugualmente attraente.


Ieri sera, riordinando una serie di mazzi di carte fra i quali lo starter deck di Naruto mai usato e il Mazzo Vampiri di Yughi-Oh con in copertina una specie di Gorilla Magilla viola, mi sono imbattuto in questo portamazzo di Magic, fuori scatola, quello che vedete nella foto. Scrivo fuori scatola perché le circa 4000 carte bisbiglianti di Magic che ho raccolto in questi anni, le conservo una maxi scatola nell’armadio (che a dire il vero è la matrioska-madre di tutta una serie di scatole più piccole).
Beh, questo portamazzo era separato dagli altri. Chissà perchè.
Ho resistito alla tentazione di aprirlo e me lo sono infilato nella tasca della giaccone, conservandomi la sorpresa per il giorno successivo, come si fa con gli ovetti kinder, diluendosi le sorpresine nei giorni.
Questo me lo apro domani.
Stamattina, in autogrill, seduto al tavolino per procrastinare ancora di un minuto l'arrivo in ufficio, davanti a un caffè e a un croissant devo riconoscerlo veramente cotto alla cazzo di cane, ho aperto il portamazzo.
Nel portamazzo due mazzi precostituiti del duel deck Elspeth vs. Tezzeret, una bustina protettiva con 5 carte Artefatto e dei segnalini del pallosissimo gioco ZOMBIES!!! (e tre!).
Mi ci è voluto qualche minuto per ricordarmi perchè l'avessi fatto.

Volevo creare un mini kit da viaggio (alias "di sopravvivenza"), il più possibile essenziale ma flessibile, da tenere sempre nel marsupio, in caso di partita improvvisa, o nel raro caso mi fossi trovato in coda da qualche parte e lo sconosciuto seduto accanto a me avesse brontolato "Che palle, avessi almeno dietro un mazzo di magic e qualcuno con cui giocare..."
Lo so, lo so, non succederà mai. Ma io sono uno di quelli che credono ancora alla storia del ragazzo che consegna le pizze a domicilio, e della bionda in accappatoio che controllando il portafogli si accorge di aver finito i soldi. 
 "Che ne dici se le pizze te le pago in un altro modo?"
Sono un possibilista e un sognatore, uno che crede nel potere erotico della margherita.
Il duel deck, come concetto, nasce con l'intento di creare due mazzi equilibrati con i quali giocare numerose partite.
Ma nel portamazzo non c'era solo quello.
C'erano anche dei segnalini, da usare come token per le carte artefatto del mazzo Tezzeret.
E poi 5 carte artefatto della serie "Affinity" per trasformare il mazzo Tezzeret in un mazzo competitivo (ma figurati se bastano... beh, l'idea era di avere un mazzo che almeno provasse a "resistere" e fosse un minimo divertente).

E' stata una parentesi. Volevo raccontarvela.

Tornato a casa ho rimesso il mazzo nella matrioska-madre, insieme a tutti gli altri.
Mentre aprivo il vaso di Pandora....le carte all'interno hanno sussurrato.
Giuro che l'ho sentito davvero.
Appena un bisbiglio, una singola parola soltanto, ma sufficiente a farmi gelare il sangue nelle vene.
Ho richiuso la scatola, e sbattuto l'antina dell'armadio così forte che la giraffa di peluche è caduta giù.
A cena, con mia moglie e mia figlia, ho fatto finta di niente.
Ma ora continuo a ripensarci a quell'unica parola.
L'ho sentita davvero.
Edwige.

3 commenti:

  1. Sei fenomenale nel trasporre in prosa le emozioni: chi ha avuto questo tipo di rapporto con Magic (e con Edwige) lo puo' capire!
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  2. Arrivo in ritardo di qualche anno, ma dimmi che ti hanno dato un Pulitzer per questo articolo

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